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Storia del borgo 1892
Introduzione storica 1983
Primi insediamenti 1358
Divisione da Modena 1822
Nascita del Santuario 1833
Elevazione a parrocchia 1842
S.Elia 1839 +1900
M. Contri 1841+1910
P. Angelo 1810
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Il CENNO STORICO

Scritto dal maestro Contri Felice e stampato a Finale nel 1892 è stato la prima e sola pubblicazione su la giovane Comunità di Reno Centese, con la sua chiesa, la sua Cappella-Santuario e il suo territorio.

Nel 1983, ricorrendo il 150° anno della Ven. Immagine della B. V. del Buon Consiglio, nel prepararne una decorosa celebrazione, oltre ai restauri conservativi e agli abbellimenti degli edifici, fu fatta una piccola ricognizione fra le carte dello Archivio Parrocchiale e ne è venuta alla luce una copiosa fonte di notizie, interessanti e origina li, che unite alle testimonianze ancora viventi, alle tradizioni e alle pubblicazioni parallele, potrebbero offrire materiale per un grosso volume. Fu indovinata l'iniziativa di rimettere in luce i quadretti votivi, giudicati una delle più belle raccolte dei Santuari Bolognesi.

Ricorrendo ora il Centenario della Cappella-Santuario, annessa alla Chiesa Parrocchiale di S. Anna, non si vuole trascurare l'occasione di unaltro sguardo sul passato per rievocare i personaggi, e gli avvenimenti che formano i tasselli vivi della storia, insieme alle opere, ai monumenti e alle trasformazioni sociali, che nella vita religiosa del popolo rivelano l'anima portante dello snodarsi del tempo e del rinnovarsi delle generazioni.

Il territorio di Reno Centese non ha ancora suscitato interessi archeologici e le sue costruzioni più antiche, fatte di pietre ora cotte e ora crude e connesse con malta di terra e impastata con pula di grano, risalgono appena a qualche secolo fa. Delle torri Diozzi e Guaraldi sono rimaste solo tracce di fondamenta, l'oratorio S.Anna è diventato Chiesa parrocchiale, il S.Luigi e il primo cimitero sono scomparsi. Sopravvivono l'oratorio di S. M. della Neve e naturalmente la Chiesa di S.Elisabetta di Reno Modenese.

Una storia specifica del territorio sul quale si è formato Reno Centese si potrebbe ricavare dall' ampia bibliografia riguardante le città di Modena, Bologna e Ferrara, i castelli di Nonantola, Persiceto, Cento e Finale, le corti di Trecentola, Campo Duce, Bondeno, i grandi personaggi dall'epoca romana al medioevo: i Consoli del Triumvirato, i re Ostrogoti, Longobardi e Carolingi, Matilde di Canossa, Giulio II e altri. Ma i veri protagonisti, capaci forse di tornare ancora in scena, sono sempre stati il Po, il Reno e il Panaro con le loro imprevedibili bizzarrie. Valga qui la pena di dare alcune note come saggio sugli avvenimenti e passaggi storici che hanno toccato questo lembo di territorio che porta il nome del suo più antico e incontrastato invasore : il Reno.
Il grande storico Antonio Muratori, quando narra delle feroci guerre civili dei Romani, riferisce di tre grosse battaglie che alla fine lasciarono la palude fra Casumaro e Crevalcore orribilmente coperte di soldati uccisi, feriti, di asini e cavalli. Ma ancora prima dei Romani che invasero la Val Pa dana nel 3° secolo a.C., il territorio di Reno Centese fu abitato o almeno percorso dagli Etruschi (sec.VII-V a.C.) che diedero poi origine a Spina e che avevano come centro religioso e nazionale Orvieto. Poi arrivarono i Galli e i Celti.

Se si vuole qualche cenno sulla preistoria basti accennare che a Bondeno sono state individuate tracce dell'età del bronzo e del rame (1500-1000 a. C., )epoca in cui, a leggere la Bibbia, Mosè e il suo popolo, affrontavano l'impresa dell'esodo dall'E gitto.
E mentre i Romani, in un periodo in cui tacevano le armi, lavoravano abilmente nella Padusa acquitrino sa a bonificare e colonizzare, in Palestina, amano annotare i vecchi storici, nasceva da Maria, Gesù di Nazareth.
A metà del V° secolo d.C. gli abitanti dei territori emergenti dalla vasta palude del Reno e del Panaro (Cento, Finale, Casumaro, Bondeno...) si videro arrivare gruppi di modenesi e Bolognesi, Mantovani i qualí,terrorizzati per l'arrivo di Attila con le sue orde di centinaia di migliaia di Unni, calati da oltre il Danubio, e famoso per il titolo di "flagello di Dio", cercavano rifugio e nascondiglio in quei luoghi poco accessibili e coperti di canneti.
Le canne del Reno tra l'altro erano ricercate, scrive Plinio il Vecchio nella sua Storia Naturale, perchè indicatissime per la fabbricazione di frecce da guerra.

Un punto storico importante per Reno Centese è l'accertata esistenza del castello di Campo del Duca, ora Campodoso, che fu importante quando agli Ostrogoti e ai Goti (Finale ne ha un ricordo nel suo antico Stemma),nel secolo VI subentrarono i Longobardi.
Di questa presenza restano ancora interessanti tracce nella lingua dialettale, nei cognomi delle famiglie, nei nomi di località: Duca, Casumaro, Ansa.
Sono avvolte nel silenzio della storia le vicende di ANSA LA REGINA, città notevole e da localizzare fra Mirabello e Casumaro (i Mosti). Con la caduta di Desiderio, ultimo Re Longobardo, la cui moglie si chiamava Ansa, scomparve definitivamente. (VIII° secolo) Ansa la Regina potrebbe essere stata distrutta militarmente o sommersa da eccezionali inondazioni.

Il castello di Campodoso fu molto frequentato e anche abitato da Matilde. Ma nel secolo XIII° essendo diventato un covo di banditi prepotenti fra i quali il famoso toscano Salinguerra, fu distrutto dai Modenesi dopo di che furono messi in salvo gli abitanti e sconfitti gli occupanti.

Se la situazione di. questa plaga era misera e tormentata, la fede cristiana aveva le sue belle fioriture e testimonianze. Il Crocifisso di Pieve è simbolo della più viva ed edificante religiosità dei Pievesi. Chiese, sacerdoti, religiosi animano il fiorente sviluppo culturale e civile di Cento. In una palude poco di stante, Amola di Persiceto, il sacerdote Danio emerge per grandi virtù e santità da meritare il culto come santo per riconoscimento popolare.

Nel secolo XIII° si hanno in territorio di Cento e in particolare per i terreni del Malafitto le prime forme di Divisione o Partecipanza riservate a famiglie residenti.

Fra le tante sciagure che periodicamente, lungo i secoli hanno sconvolto le popolazioni del Centese da ricordare la grande epidemia di peste nera nel 1349. In un territorio così esposto al le inondazioni, alle invasioni di tanti eserciti, al ristagno delle acque col proliferare di insetti e animaletti (Cento ha nel suo stemma il gambero perchè i suoi dintorni erano ricchi di questi crostacei sulla cui raccolta furono poste certe tasse!), alla povertà delle abitazioni fatte spesso di fango e di canne, e alla miseria degli abitanti, quasi ad ogni generazione insorgeva qualche epidemia.

Nel novembre del 1570 il terremoto si fece sentire a Ferrara per 250 volte in due giorni. La rovina fu grande e anche il Duca si ridusse a dormire sotto una tenda. Seguirono altre sciagure per cui si diceva: "Diluvi, terremoti, contagi dappertutto, morie di animali, freddo, guerra, fame: che casa resta per la fine del Mondo?".

Nel 1746 dopo 12 anni di passaggi o soste di truppe straniere (Austro-Sardi, Francesi, Spagnoli) Ferrara si trovò in passivo di oltre un milione di scudi, che all'atto di ripartirli fra tutti gli abitanti ne sorsero interminabili contestazioni.
Intanto si stanno preparando i tempi per l'au tonomia della frazione di Reno Centese. Infatti Reno Modenese fin dalla sua origine (Reno dei Casoni - 1466) era composta di due porzioni di popolo di due diversi stati: Estense e Pontificio, ma spiritualmente soggetta al Vescovo di Modena. La frazione Pontificia benchè estesa solo un mi glio quadrato, contava 900 abitanti, in grado di provvedere ampiamente, per propria generalità e sufficiente benessere, alla parrocchia e al parroco.

Nel 1842 in seguito a trattative intense fra gli abitanti di Reno Centese, il Duca D'Este, l'Arcivescovo di Bologna e il Vescovo di Modena-Nonantola e all'abilità del Vicario rettore della frazione di Reno Centese, don Sante Pignatti,che si avvaleva della collaborazione attiva dei sacerdoti del luogo D.Odoardo Balboni, D.Fiiippo Balboni e D. Giovanni Guaraldi e del Signor Gaetano Salvi già tenente dei volontari pontifici,disposto ad offrire l'Oratorio S.Anna, fu pubblicata la Bolla del Cardinale Carlo Oppizzoni, in data 14 ottobre 1842 di erezione a Parrocchia,con cinque anni di transazione, in attesa dell'ampliamento dell'Oratorio Salvi-Carassiti (costruito nel 1782), della costruzione della Canonica e del fonte battesimale.
Economo fu D. Filippo Balboni.
Prima del tempo furono eseguiti i lavori e l'11 marzo 1847 Don Filippo fu nominato primo parroco. Intanto proseguiva la costruzione di altre opere: due tribune ai lati del presbiterio su disegno di Giuseppe Brighenti (1849), la bella facciata diGiacomo Bugini di Persiceto con le tre navate e le modifiche alle opere del Brighenti. Dello stesso Bugini con l'ing. Figatelli di Cento è il nuovo cimitero esagonale. Di quell'epoca è la costruzione della Via Chiesa, in luogo del pessimo stradello che portava verso Buonacompra e Casumaro, mentre di fronte al casino Salvi esisteva già un bel viale con due filari di pioppi cipressini che portava alla via Imperiale.
L'amore e L'entusiasmo dei parrocchiani per la propria Chiesa aveva sollecitato gli Amministrato ri a ricorrere ai migliori artisti perchè tutto fosse eseguito col massimo decoro.

Sull'altar Maggiore vi è una preziosa Sant'Anna con Maria Bambina di Jacopo Calvi il Sordino. Quest'opera è un esemplare di pregio di tante al tre eseguite in quell'epoca per la devozione a Maria Bambina.

Di queste ve ne sono alcune nella Galleria Da via Bargeilini a Bologna e altre in una collezione privata di Stoccarda.

La Patrona Sant'Anna è anche raffigurata in una splendida scultura lignea dipinta, eseguita in un antico laboratorio d'Arte della Val Gardena.