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..... Dal 13 marzo 2012 un altro insidioso pericolo sta sinistramente minacciando l'intero territorio emiliano... Si tratta di una istanza di permesso di ricerca di idrocarburi presentata dalla società EXPLOENERGY che denomina la propria richiesta " RENO CENTESE " L'area interessata riguarda parecchi comuni tutti facenti parte delle aree terremotate dopo averle rilevatae dal sito del Dipartimento per l'Energia Direzione Generale...per le risorse minerarie ed energetiche (unmig.sviluppoeconomico.gov.it) L'istanza è ancora in fase istruttoria ma testimonia il forte interesse da parte dei "cacciatori di gas" per il territorio centese, dopo che la ASCENT RESOURGES ITALIA ha ottenuto l'approvazione per il programma per i lavori, che consente trivellazioni e rilievi mediante cariche esplosive in pozzetto. Ai "cacciatori di gas" non interessa nulla dei rischi e delle paure che coinvolgono la gente..a loro interessa solo il business.... Ma che queste istanze vengano ignorate dall'amministrazione comunale di Cento è a dir poco sconcertante... Solo il consigliere comunale Marco Matterelli ha levato la propria voce in Consiglio Comunale per interrogare il Sindaco Lodi sull'esistenza del permesso di ricerca già operativo denominato CENTO-BASTIGLIA trovando il medesimo Sindaco privo di ogni informazione.... Eppure le normative prevedono che per quanto concerne il coinvolgimento delle comunità locali, esso è garantito dal ruolo svolto nell'ambito del procedimento delle amministrazioni comunali e provinciali interessate che devono esprimere il proprio parere sulla realizzazione degli impianti e verificare la conformità delle opere ai piani urbanistici... Sarebbe senz'altro opportuno, in via preliminare, che il Consiglio Comunale di Cento adottasse una delibera con la quale dichiara che il territorio comunale non è disponibile a trivellazioni e ricerche di idrocarburi...... DAL 2004 ESTRATTI DAL SOTTOSUOLO EMILIANO 1 MILIARDO E 800 MILIONI DI METRI CUBI DI GAS E TUTTORA CONTINUANO LE ESTRAZIONI ALLA MEDIA DI 18 MILIONI DI METRI CUBI AL MESE !!
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BOZZA DELIBERA CONSIGLIO COMUNALE
OGGETTO:
Approvazione del documento presentato da Legambiente Circolo Alto Ferrarese
“NO NUOVE trivellazioni in zone terremotate”
PREMESSO:
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che già in passato il Circolo Legambiente Alto Ferrarese aveva invitato i Consigli
Comunali delle Amministrazioni di Bondeno, Cento, Mirabello, Poggio Renatico,
Sant’Agostino e Vigarano Mainarda ad approvare un documento in cui veniva espressa
la contrarietà ad interventi nel sottosuolo con particolare riferimento alle trivellazioni
per il deposito sotterraneo di gas di Rivara, e che l’invito fu accolto da tutti;
che in seguito agli accadimenti del mese di maggio 2012 , i territori dei suddetti
comuni hanno avuto delle vittime e hanno subito danni ingenti al patrimonio culturale,
urbanistico, al tessuto industriale con conseguenti ripercussioni in ambito economico
e sulla popolazione;
che il recente Piano Energia del Governo propone di raddoppiare la produzione
nazionale di idrocarburi portandola al 16% agendo, tra l’altro, in particolare in Val
Padana, zona assoggettata a rischio sismico e a fenomeni di subsidenza;
che in Italia potrebbero essere individuati, imprigionati all’interno di scisti (rocce
argillose dalla struttura a lastre), idrocarburi non convenzionali, che possono essere
estratti attraverso il processo di “fracking” così come avviene già in America;
procedimento che può causare conseguenze che vanno dalla sismicità indotta,
all’inquinamento delle falde acquifere;
che l’utilizzo di queste fonti fossili non convenzionali, garantirebbe, a livello mondiale,
una potenzialità di sfruttamento di circa 200 anni e più, riducendo sensibilmente
l’attenzione verso le fonti rinnovabili;
CONSIDERATO:
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che i gravi eventi sismici verificatisi a maggio 2012 e la lunga serie di scosse di
assestamento, che si sono verificate nel territorio dei nostri comuni a partire da
maggio e che continuano a manifestarsi anche se con minore frequenza, ha reso
estremamente fragile il sottosuolo e ha sottoposto a gravi sollecitazioni tutti gli edifici;
che di fronte a questi eventi sismici è indispensabile adottare sistemi di prevenzione
atti ad evitare ulteriori danni al territorio e alle persone;
che la prevenzione diviene un criterio guida generale in presenza di un potenziale
rischio di danni all’ambiente, a prescindere che ciò avvenga o meno;
che il principio di precauzione, per le sue caratteristiche e specificità applicative
all’interno del diritto internazionale dell’ambiente, può essere invocato anche in
assenza di piena certezza scientifica, al fine di regolamentare, limitare e proibire
comportamenti e/o attività che possano arrecare danni alla salute umana e
all’ambiente;
che le aree in cui si intende effettuare trivellazioni sono soggette a:
a) fenomeni di subsidenza, che se indotta in tempi rapidi può compromettere
gravemente opere ed attività umane;
1b) rischio sismico
c) possibilità di inquinamento ambientale da perforazione causato da fluidi perforanti
che si disperdono nel sottosuolo contaminando le falde acquifere, e dal fango di
perforazione che spesso viene riversato sui terreni adiacenti i pozzi causando
gravissime contaminazioni;
TENUTO CONTO CHE
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da tempo Legambiente è fortemente impegnata contro le trivellazioni per i danni
all’ambiente che questa pratica arreca ed in particolare in aree come l’Emilia Romagna
dove grava il fenomeno di subsidenza;
attraverso l’espressione della propria contrarietà all’utilizzo delle trivelle sul proprio
territorio, le Amministrazioni possono promuovere l’attenzione della cittadinanza
rendendo i propri cittadini consapevoli e partecipi di scelte effettuate per la difesa del
proprio territorio, dando un esempio di reale democrazia;
IL CONSIGLIO COMUNALE DELIBERA
all’unanimità di approvare il documento del Circolo Legambiente Alto Ferrarese “NO
NUOVE trivellazioni in zone terremotate” e di esprimere il proprio diniego a nuove
trivellazioni sul territorio comunale di competenza, già fortemente martoriato dagli
eventi sismici di maggio 2012 .
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TRIVELLE D’ITALIA DI PIETRO DOMMARCO
Produzione greggio al 31.01.11 5.283.866 ton, pari a 40 milioni di barili. UNMIG comunica che l’84% del greggio viene da terraferma e il 16% dal mare.(basilicata la regione piu’ sfruttata seguita da sicilia).
17 raffinerie (di cui 11 poste in Sin siti di interesse nazionale), 554 depositi di oli commerciali, 41 oleodotti, (13 per il greggio e 28 per il trasporto di prod. Petroliferi) cioe’ 2515 km di autostrade di acciaio
7110 pozzi perforati di cui 1010 sono produttivi- da 777 viene estratto gas e da 233 greggio, distribuiti in 825 in terraferma e 395 su fondale marini.
6100 risultano non piu’ produttivi comprendono pozzi sterili e titoli minerari scaduti; il Min. dello Sv. Econm. e Assomineraria hanno avviato un progetto di digitalizzazione dei dati chiamato”videpi” con tutti i titoli e le mappe.
Fanghi dei pozzi: solo nel luglio 2008 e’ entrato in vigore il decreto legislativo n° 117 relativo alla gestione dei rifiuti delle industrie estrattive in attuazione della direttiva europea 2006/21/CE, (tra l’altro nel marzo 2011 l’italia e’ stata messa in mora dalla commissione europea per inadempimenti riscontrati con la normativa comunitaria). Il decreto non ancora corretto “prevede che le compagnie si dotino di un piano rifiuti, per prevenire ed e evitare il piu’ possibile eventuali effetti negativi per l’ambiente, in particolare acqua, aria, suolo, fauna, flora e paesaggio, nonche’ eventuali rischi per la salute umana” , nelle operazioni di prospezione, ricerca ed estrazione in terraferma. (gas plus italiana ha reso nota la composizione dei fanghi).
Coltivazione: 134 concessioni in italia pari a 9387 km quadrati, dal Min. risultano 8 nuove istanza per il conferimento di concessioni e 96 permessi di ricerca, su 20 regioni 14 sono interessate da pemessi di ricerca.
Mare: con il decreto leg. N° 128 del 29.06.10 recante integrazioni del testo unico ambientale n° 152 del 3.04.06 il ministro Prestigiacomo aumenta il limite costiero in prossimita’ e non solo di aree marine protette da 5 miglia a 12 miglia (meno di 20 km.) in california il limite e’ di 160 km!.
44 titoli minerari in mare di cui 31 concessioni di coltivazione gia’ in produzione (5 petrolio e 6 per gas), 7 istanze per il permesso (3 a olio e 4 a gas), 6 permessi di ricerca in essere.
66 concessioni di coltivazione vigenti e 25 permessi di ricerca significa che ora sono occupati 7000 km quadrati di costa che potrebbero diventare 32000 km. Quadrati di mare!
Royalties Mare: 7% per il gas e 4% per il greggio di cui il 45% alla stato e 55% alla regione,(nel resto del Mondo, le royalties vanno dal 70% al 90&)
Nel 2011 estratti 640.397 ton di greggio pari a 4 milioni di barili; 6 miliardi di metri cubi di gas (guadagno di 22 miliardi di euro al netto delle tasse per che ha estratto)
Unep organismo internazionale dedicato alla tutela ambientale parla sversamento di idrocarburi in mare mediterraneo pari a 150 mila ton. all’anno.
Il ministero della salute finanzia un progetto “sentieri” per la sorveglianza epidemiologica dei luoghi contaminati
Legislazione:codice civile n° 826 inserisce le risorse minerarie nel patrimonio indisponibile dello stato, a valenza pubblica.
Royalties introdotte da decreto legislativo n° 625 del 26/11/96 in attuazione della dir. Cee 94/22/CEE, in cui si dispone che tutto il suolo compreso il mare si rende disponibile in maniera permanente alle attivita’ estrattive..
Roy. in terraferma pari al 10% per greggio e gas di cui 55% regioni, 30& stato e 15% comuni.
Franchigie di 300.000 barili: (dati tratti da “milioni di regali” dossier del wwf di Stefano Lenzi e Fabrizia Arduini), nel 2010 su 136 concessioni a terra c’e’ stato versamento di royalties solo per 21 ; in mare 28 su 70, ( si formano piccole societa’ che si occupano di giacimenti marginali, che diventano così molto remunativi).
Quindi il risparmio rilevato nel 2011 per ogni concessione e’ stato di 20 milioni di euro, circa la stessa somma incassata da tutti i comuni italiani per le royalties nell’anno 2011!.
Il veneto nel 2011 non ha percepito compensazioni , pur avendo sul territorio 1 conc. di coltivazione e 1 conc. di stoccaggio e ha deciso di fermare le trivelle: nel gennaio 2011 ha avanzato una proposta di legge statale (pls) n° 11 dopo vari sostegni di consigli comunali (per le prov. di venezia, padova , rovigo a mano di 12 miglia dalla costa e nell’entroterra).
Altri sconti ai petrolieri: ogni anno con specifico decreto interministeriale (nel 2011 il 20.03) lo stato applica degli sconti pari a 18,95euro/t. di greggio prod. In terraferma e 36.95 euro/t. greggio estartto dal mare.
Inoltre c’e’ un incentivo (decreto legislativo n° 164 del 23 maggio 2000), che e’ pari al 5% del 40% di royalities versato.
Uno studio di Unfccc(united nations frame work conventio of climate change) stima che in europa il petrolio e il gas ricevono finanziamenti per 151 milioni di euro all’anno. In italia chi regala ai petrolieri? Cipe, Cassa depositi e prestiti e Bei (banca di investimenti europea).
Costo della concessione in italia: 5000 lire al kmq per permessi di prospezione, 10000 lire al kmq. Per permessi di ricerca, 80000 lire al kmq. Per la concessione di coltivazione.
DATI ESTRATTI DAL LIBRO DI PIETRO DOMMARCO
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NO A NUOVE TRIVELLAZIONI IN ZONE TERREMOTATE
È bene manifestare subito cosa il Circolo Alto Ferrarese si prefigge con
questo documento.
Riteniamo importante che in tutti i luoghi che hanno subito un sisma, le
amministrazioni comunali decretino una totale indisponibilità all’esecuzione nei loro territori
non solo di NUOVE trivellazioni per estrazione di gas, petrolio o dei grandi impianti geotermici,
ma anche di quelle per le prospezioni geologiche in vista di futuri pozzi. In questa analisi ci ha
guidato, senza mai abbandonarci in ogni nostra considerazione, il principio di precauzione.
Principio di precauzione che, per le sue caratteristiche e le sue specifiche modalità di
applicazione, costituisce un peculiare “prodotto” del diritto internazionale dell’ambiente,
soprattutto se ciò riguarda interventi nel sottosuolo. Infatti, tale principio rappresenta uno dei
più importanti strumenti che possono essere utilizzati per perseguire un approccio anticipatorio
al rischio di danno all’ambiente, e può essere invocato anche in assenza di piena certezza
scientifica per regolamentare, limitare e anche proibire, comportamenti o attività che arrecano
potenziali danni alla salute umana. Mediante tale principio, la prevenzione diviene quindi un
criterio guida generale cui sono soggetti tutti i Paesi, in presenza di una situazione di potenziale
rischio di danno all’ambiente, a prescindere dalla effettiva possibilità che un determinato danno
si verifichi nel caso concreto, soprattutto se riguarda una possibile calamità naturale quale il
terremoto, i cui danni possono essere fatali per le persone ed estremamente difficili ed onerosi
da riparare per le cose.
La precauzione diventa poi un principio irrinunciabile per territori che hanno subito i terremoti,
che si ritrovano con strutture estremamente fragili che poggiano su terreni anch’essi fragili,
perché compromessi da un sottosuolo modificato dalle innumerevoli scosse sismiche.
Precauzione che deve tendere a rivalutare l’esigenza primaria dell'uomo di vivere con serenità
la propria esistenza.
Nell’avanzare questa richiesta vogliamo anche ricordare due problemi che spesso affliggono le
aree interessate da trivellazioni:
La subsidenza: l’abbassamento della superficie del suolo, oltre che da cause naturali, può essere
indotto in tempi rapidi da attività antropiche, come lo sfruttamento eccessivo delle falde
acquifere e l’estrazione di petrolio e gas. La subsidenza indotta dall’uomo si sviluppa con effetti che
possono compromettere fortemente opere ed attività umane.
L’inquinamento ambientale da perforazione: nel ciclo del petrolio e del gas, la fase di
perforazione è una delle più critiche per i forti impatti ambientali che comporta. I fluidi
perforanti, in parte si disperdono nel sottosuolo, causando la contaminazione delle falde
acquifere, in parte danno origine al fango di perforazione. Il fango di perforazione, contaminato
dai fluidi perforanti, in parte rimane nel terreno per prevenire il collasso dei pozzi durante la
perforazione, ed in parte viene portato in superficie assieme ai frammenti rocciosi. In teoria
quest’ultimo residuo potrebbe essere trattato e smaltito adeguatamente per ridurre l’impatto
ambientale, ma nella pratica, per incuria, incidenti, mal funzionamenti o perdite, troppo spesso
si riversa nei terreni attorno ai pozzi causando gravissime contaminazioni.
La contrarietà a interventi nel sottosuolo non rappresenta una novità per il nostro territorio.
Infatti, a fine 2009, invitammo i consigli comunali di Cento, Sant’Agostino, Bondeno, Poggio
Renatico, Mirabello e Vigarano Mainarda a votare l’impegno a dire di no al deposito sotterraneo
di gas di Rivara ed alle relative trivellazioni. Cosa che tutti i comuni fecero, chi a maggioranza e
chi all’unanimità.
La motivazione sostanziale la diede la dichiarazione che l’allora Presidente dell'INGV Enzo
Boschi fece a Mirandola il 9 giugno 2008, quando, alla domanda di cittadini di Rivara
preoccupati che i lavori nel sottosuolo potessero interagire con i terremoti, rispondeva: "e
1quindi sappiamo dire con precisione che quella zona non è a elevato rischio sismico, lei sentirà
magari ogni tanto qualche scossa, ma la casa non le cade addosso". Il legame tra terremoti e
sismicità indotta, che Boschi aveva ammesso, preoccupò evidentemente tutti i consigli comunali,
anche alla luce di scosse sismiche chiaramente percepite, ma non devastanti, che si verificarono
in quel periodo nel nostro territorio, e concordarono con quanto da noi affermato nella lettera ai
sindaci: “Credo che Lei possa convenire con me, che il nostro territorio non ha alcun bisogno di un
generatore artificiale di sismicità.”.
Da anni Legambiente è impegnata contro le trivellazioni per i danni all’ambiente e per la
subsidenza che grava specialmente sull’Emilia Romagna. Ha prodotto al riguardo documenti
importanti come “ Texas Italia” 1, “Un Mare Di Trivelle”2 ed il recentissimo “Trivella Selvaggia”3.
Un voto consiliare da parte delle amministrazioni comunali che promuovi un “No trivellazioni in
zone terremotate”, oltre a promuovere l’attenzione dei cittadini, che nelle zone terremotate
hanno una sensibilità molto vigile, ridarebbe un impulso nuovo a una campagna che negli ultimi
tempi è diventata ancora più importante.
Infatti, come non preoccuparsi del recente Piano Energia, che propone di raddoppiare la
produzione nazionale d’idrocarburi, portandola al 16%, agendo in particolare in Val Padana,
Alto Adriatico ed Abruzzo, senza tener conto delle conseguenze che questo può avere in zone
soggette a grave rischio sismico o a subsidenza? Pensando poi nel contempo di modificare
l'articolo 117 della Costituzione per riportare allo Stato la competenza in materia di energia,
almeno per quanto riguarda le infrastrutture strategiche. Evidentemente temono il ripetersi di
un caso come quello del deposito gas di Rivara, dove la comunità locale si è riappropriata del
proprio destino, ottenendo un no probabilmente definivo al progetto.
Proporre quindi agli enti locali delle zone che hanno subito un sisma di decidere se volere o no
NUOVE trivelle sui propri territori, ha anche l’importante significato di promuovere una
cittadinanza consapevole e partecipe, linfa vitale per una democrazia più compiuta.
Si fa notare che il freno ad attività nel sottosuolo non è in alternativa, ma è complementare ad una
buona politica di prevenzione dei danni che sono causati dai terremoti (un miglior modo di
costruire e di ristrutturare l’esistente).
Vi è poi un altro problema, prettamente ambientale, che dovrebbe promuovere la scesa in
campo dei comuni che tanto dolore e danni hanno subito dai terremoti.
Quello che “La Repubblica” sintetizzava molto bene l’8 luglio 2012 nell’articolo “L’altro petrolio –
Scisto, il pozzo senza fine”. Il nuovo orizzonte dell’inquinamento da fonti fossili si chiama shale, o,
in italiano, scisto. “Si tratta di una particolare roccia argillosa dalla struttura a lastre che
imprigiona al suo interno petrolio o gas naturali che possono essere estratti sottoponendola alla
violenta pressione di un fluido, un processo chiamato "fracking" (fratturazione idraulica)”. Negli
USA, lo sfruttamento del greggio non convenzionale fa scrivere a Ed Morse in un dossier del
marzo scorso per Citigroup dal significativo titolo "Energy 2020: North America, the New Middle
East?”: “Per la prima volta dal 1949 gli Stati Uniti sono diventati un esportatore di prodotti
petroliferi, e hanno superato la Russia come maggior esportatore di prodotti petroliferi. Gli Stati
Uniti sono diventati l'area in cui la produzione di petrolio e di gas cresce più rapidamente.
Aggiungendo il Messico e il Canada si ottiene un tasso di crescita più alto di quanto possa sostenere
l'Opec”.
Quanto sta avvenendo, fa considerare a Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia che: “A
livello mondiale, le riserve sono gigantesche... Se si riuscisse a sfruttare queste immense
potenzialità, le riserve di gas passerebbero dall'attuale durata di 58 anni, a oltre 200 anni, molto di
più dei 47 anni del petrolio e dei 120 anni del carbone”. Tanto per non farci mancare niente
arrivano notizie dal Canada sull’utilizzo di sabbie bituminose per la produzione di combustibili.
Ecco l’assunto finale: niente paura, abbiamo ancora riserve fossili per altri 200 anni!
2È ovvio che questo provocherà una caduta di tensione sul riscaldamento globale, riflettendosi
sull’impegno verso le fonti rinnovabili, che diverrà sempre più blando. Perché, come scrive
Valerio Gualerzi nell’articolo citato: “Ma sta di fatto che con la percezione di questa nuova
abbondanza si rischia di passare dall'incubo di finire a secco a quello di continuare a produrre
allegramente una quantità di anidride carbonica sufficiente a innescare un devastante
riscaldamento globale, passando per un vasto assortimento di altri gravissimi guai ambientali, che
vanno dalla sismicità indotta dal fracking, all'inquinamento delle falde acquifere.”
Legambiente è molto preoccupata di fronte a un futuro tanto devastante, di cui il Piano Energia
del governo italiano comincia a tracciare gli obiettivi, tanto da scrivere nell’ultimo dossier
“Trivella Selvaggia“ dell’”assoluta insensatezza del rilancio delle attività estrattive previsto nella
nuova Strategia energetica nazionale prospettata dal ministro Passera, in cui uno dei pilastri
sembra essere proprio la spinta verso nuove trivelle”.
Sono quindi molteplici i motivi per opporsi alle trivellazioni, a cui noi vogliamo aggiungerne
un’altra altrettanto valida: NO a NUOVE trivellazioni in zone terremotate.
Ruolo quindi importante quello degli enti locali che hanno il loro territorio martoriato dai
recenti sismi. Oltre a dare maggiore tranquillità a cittadini tanto scossi impedendo NUOVE
trivellazioni, contribuiranno anche a non fare scemare le attenzioni verso le energie rinnovabili,
unica vera barriera al surriscaldamento del pianeta.
- 18 novembre 2012
Allegati:
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20120708 La Repubblica Terremoto Scisto l'altro petrolio
Ministero Sviluppo Economico Istanza di permesso di ricerca RENO CENTESE
Ministero Sviluppo Economico Istanza di permesso di ricerca RENO CENTESE Mappa
Ministero Sviluppo Economico Permesso di ricerca CENTO
Ministero Sviluppo Economico Permesso di ricerca CENTO Mappa
Bozza delibera consiglio comunale
Link:
1
http://risorse.legambiente.it/docs/Dossier_Legambiente_-_Texas_Italia.0000001368.pdf
2
http://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/dossier_legambiente_un_mare_di_trivelle_
def.pdf
3
http://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/dossier_legambiente_-
_trivella_selvaggia.pdf
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